Il PSCL è un documento che determinate aziende devono presentare annualmente al Comune di competenza, analizzando gli spostamenti casa-lavoro quotidiani dei propri dipendenti e descrivendo le strategie da mettere in campo per ridurre l’impronta ecologica dell’azienda. Detta in questa maniera potrebbe sembrare un semplice elenco di informazioni e proposte, ma dietro il PSCL si nasconde un approfondito lavoro di analisi, di studio normativo, di raccolta dati e di fattibilità in termini di budget, nonché di conoscenza del settore della mobilità e di networking. Trattandosi di un documento obbligatorio per legge, non può essere stilato con superficialità e neanche essere affidato ad un qualunque dipendente che passa per il corridoio al momento giusto. Ma allora chi scrive un PSCL e quali criteri deve rispettare?
Il Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro di un’azienda è il documento finalizzato in prima istanza al decongestionamento del traffico urbano, ma in un’ottica più ampia alla riduzione dell’impronta ecologica dell’intero sistema aziendale. Il piano individua le misure utili ad orientare verso soluzioni più sostenibili le abitudini di spostamento dei dipendenti e dei collaboratori che ogni giorno compiono il tragitto casa-lavoro-casa. Ovviamente non si tratta di un semplice elenco di “buone pratiche”, ma di un progetto che tiene in considerazione le esigenze personali del personale e l’effettiva offerta del trasporto pubblico presente sul territorio interessato.
Il PSCL definisce anche i benefici conseguibili con l’attuazione delle misure previste, valutando i vantaggi per il dipendente, per il sistema aziendale e per la collettività del territorio. Per i primi risparmio di tempo e di benzina sono al primo posto nella lista dei benefici, mentre per l’azienda una maggiore produttività del personale e un risparmio economico sono i primi vantaggi da considerare.
Il Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro, una volta predisposto, va inviato obbligatoriamente al Comune di competenza entro 15 giorni dal momento dell’adozione. Le aziende sono obbligato ad adottare il PSCL entro il 31 dicembre di ogni anno. L’ente può richiedere integrazioni e accordi sulla sua applicazione entro i 60 giorni successivi.
Il medesimo decreto che ha definito l’obbligo di redigere il PSCL e le linee guida per compilarlo, la L.34 del 19 maggio 2020 con attuazioni contenute nel DM 12 maggio 2021, ha introdotto la figura del Mobility Manager. Secondo il testo di legge, le pubbliche amministrazioni con più di 100 dipendenti in province, regioni o comuni con più di 50.000 abitanti. Proprio al Mobility Manager spetta il compito di redigere il PSCL dell’azienda. Questa figura professionale è incaricata di realizzare interventi di organizzazione e gestione della domanda di mobilità del personale, incaricata di ridurre strutturalmente e permanentemente l’impatto ambientale dovuto ai continui spostamenti veicolari. Il Decreto Dirigenziale 209 emesso il 4 agosto 2021 dal Ministero delle Infrastrutture, in collaborazione con il Ministero per la Transizione Ecologica, elenca delle linee guida da seguire per la redazione del PSCL. Tali linee guida suggeriscono una parte di analisi, una parte progettuale nella quale elencare le strategie da mettere in campo e i benefici conseguibili previsti, oltre al programma di implementazione per gli anni successivi. Inoltre le linee guida prevedono anche la comunicazione del PSCL ai dipendenti e il monitoraggio delle misure prese nei mesi successivi. Pertanto le attività che sottendono la stesura di questo documento sono ben più articolate e richiedono competenze e skill trasversali. Quindi chi deve occuparsi del PSCL? Come selezionare la risorsa migliore per affrontare questo oneroso incarico?
Secondo la normativa, le aziende possono nominare un Mobility Manager tra i propri dipendenti oppure affidandosi ad un consulente esterno, accertandosi ovviamente di mettersi nelle mani di esperti di settore che possano seguire continuativamente la realizzazione e il monitoraggio del PSCL. Infatti dire che il Mobility Manager d’azienda semplicemente scriva il PSCL è decisamente riduttivo.
Veniamo allora alle competenze richieste al Mobility Manager che deve scrivere il PSCL. Come accennato, sono richieste competenze e skill trasversali. Innanzitutto la risorsa scelta deve conoscere la legislazione specifica legata alla mobilità e alla sostenibilità, oltre che quella del codice della strada, della sicurezza sul lavoro e sull’ambiente. Sostanzialmente spetta a questo professionista creare un database legato alla mobilità aziendale. Inoltre le competenze tecniche richieste riguardano un’analisi dell’accessibilità della sede aziendale, competenze fiscali, finanziarie e logistiche, la preparazione di un questionario preliminare da sottoporre ai dipendenti, ma anche la capacità di analizzare i dati e interpretarli. E non è finita qui. Infatti il Mobility Manager deve essere in grado di maneggiare budget quando si tratta di incentivi e progetti o partnership da proporre, di parlare di pianificazione, gestione finanziaria e rendicontazione relative alla mobilità aziendale complessiva.
Oltre alle competenze tecniche, un Mobility Manager per essere un vero esperto in Mobility Management deve poter vantare anche alcune soft skills acquisibili solamente con l’esperienza sul campo. Per fare un breve elenco, possiamo citare la capacità di negoziazione con partner e attori del territorio, revenue management e risk management legate alla proposta di strategie ed incentivi; leadership, marketing e comunicazione, intelligenza emotiva ed estetica sono poi abilità chiave per coinvolgere stakeholder e dipendenti nel complessivo progetto di mobilità sostenibile; Doti di problem solving e una spiccata propensione ad utilizzare strumenti digitali sono inoltre grandi alleati per portare avanti il lavoro di monitoraggio e affinamento delle strategie previste.
Insomma chi scrive un PSCL non si pone semplicemente davanti ad una tastiera, ma di fronte un intero sistema aziendale da analizzare, conoscere, coinvolgere, incentivare, ottimizzare e soprattutto convertire ad una mobilità sostenibile. Ecco perché, non solamente in virtù della normativa, chi assume l’incarico dovrebbe essere un professionista preparato e, come si dice oggi, “skillato”.
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