Chi è il Mobility Manager di cui ormai sentiamo tanto parlare? E non è un caso che stia diventando sempre più richiesta per legge in un momento in cui la sostenibilità si sta affermando come una priorità a partire dalle direttive UE. I primi passi verso questa direzione furono mossi nel 1998, con il Decreto Ministeriale dell’Ambiente, poi nel 2000 con il Decreto destinato all’incentivazione ad implementare il Mobility Management presso le aziende e lo sviluppo di piani per la gestione della domanda di mobilità rivolti a zone industriali, commerciali, scolastiche, sanitarie, ecc. Nel 2020 la questione è tornata sotto i riflettori, per l’emergenza climatica unita a quella pandemica, con norme più stringenti e ambiti ancor più definiti. Ma chi è questa figura professionale e chi può ricoprire questo ruolo? Come vedremo non si tratta solamente di requisiti previsti per legge, ma anche di competenze trasversali e soft skill efficaci necessarie per poter gestire la mobilità di un’intera azienda.
Il Mobility Manager d’azienda è la figura specializzata definita dal Decreto Ministeriale dell’11 maggio 2021, attuativo della Legge n.77 del 17 luglio 2020. In base a tali leggi, stiamo parlando della figura specializzata nella gestione della domanda di mobilità di tutti i dipendenti e nella promozione di soluzioni sostenibili. Viene nominato direttamente dall’azienda e può essere sia una risorsa interna che un consulente esterno che, con la sua esperienza, è in grado di fornire funzioni di supporto professionali continuative nelle attività di decisione, pianificazione, programmazione delle strategie, monitoraggio e comunicazione delle modalità di spostamento migliori per l’ambiente.
Al Mobility Manager aziendale sono attribuite diverse mansioni che confluiscono tutte verso il PSCL. Stiamo parlando del Piano degli Spostamenti Casa-Lavoro, uno strumento di pianificazione degli spostamenti quotidiani casa-lavoro di tutto il personale dipendente di ogni singola sede lavorativa.
Le imprese che devono realizzare un PSCL, e che quindi devono per legge individuare un Mobility Manager, sono quelle che vantano sedi con più di cento dipendenti in capoluoghi di regione, città metropolitane o capoluoghi di provincia che superino i 50.000 abitanti. Il Mobility Manager deve essere nominato dall’azienda e viene nominato tra i soggetti in possesso di un’elevata competenza professionale e di un’esperienza nel settore della mobilità sostenibile.
Le competenze di questa figura professionale abbracciano davvero ambiti diversi. Alcune delle conoscenze necessarie sono ad esempio quelle relative a processi e organizzazioni aziendali, a green policy e impatto ambientale, la gestione delle risorse e nozioni di diritto del lavoro; ma anche conoscenze di fleet management e relazioni sindacali, di conoscenze statistiche e confidenza con software gestionali, senza dimenticare le doti relazionali e comunicative. Per comprendere perché siano così tante le competenze richieste ad un solo individuo, basti pensare alla complessità del PSCL.
Abbiamo solamente accennato alla struttura di questo documento, che abbiamo invece approfondito in un articolo interamente dedicato al PSCL. Qui ci interessa sottolineare come la realizzazione dei questionari inseriti le PSCL per indagare le abitudini di spostamento dei dipendenti e poi leggerne i risultati richiede ad esempio una forte vocazione all’analisi dei dati. Tale analisi sociologica è il fondamento necessario per poi individuare strategie concrete per scoraggiare l’uso dei privati dell’auto privata. Fondamentale è in questo senso stringere rapporti con enti pubblici e player del settore della mobilità. Per creare un network efficace, è importante possedere skill personali legate all’empatia e alla comunicazione. Queste doti relazionali interagiscono sia con gli attori del territorio che con i dipendenti per coinvolgerli nelle nuove soluzioni di mobilità. Infatti il Mobility Manager deve farsi anche promotore di iniziative di sensibilizzazione a proposito della sostenibilità.
Insomma, possiamo dire come didascalia dell’ampio discorso che il Mobility Manager non è solamente un tecnico, ma anche un comunicatore che sa interpretare analisi sociologiche ed educare l’intera azienda alla cura dell’ambiente. A questo punto la domanda è: scegliere una risorsa interna o un consulente?
Un consulente esterno vanta già una vasta esperienza nel settore, conoscendo il mercato della mobilità e soprattutto portando con sé un network di valore con player potenziali partner. Inoltre un consulente in Mobility Management è in grado supportare il Mobility Manager aziendale nell’ elaborare le domande giuste da sottoporre ai dipendenti per estrarre un quadro rilevante e funzionale al PSCL delle loro abitudini quotidiane. Un altro aspetto nel quale un consulente esperto in Mobility Management può fare davvero la differenza è la competenza nell’ottimizzazione del budget a disposizione; quali sono gli accordi più fruttuosi? Quali le tipologie di convenzioni più interessanti con gli attori della mobilità?
Viceversa, una risorsa interna deve affrontare innanzitutto un periodo di formazione che la renderà preparata, ma certamente dovrà condurre in totale autonomia anche aspetti più operativi e time consuming. Inoltre il ruolo di Mobility Manager è un impegno a tempo pieno che sottrae quella risorsa al suo tradizionale compito o a compiti di managerialità interna per il successo del progetto. Certamente ogni azienda conosce le proprie dinamiche interne e le scelte migliori per il proprio caso, tuttavia ogni azienda dovrebbe volere il meglio soprattutto quando ci sono normative ad hoc che guidano il PSCL.