La maggior parte dei dipendenti percorre ogni giorno gli stessi chilometri: quelli che li separano dal posto di lavoro. parlando di grandi aziende, si tratta di centinaia di persone che sono protagoniste un esodo quotidiano, provocando inevitabilmente una congestione del traffico e un aumento dell’inquinamento urbano. Inevitabilmente, sì, o forse non del tutto? Gli spostamenti casa-lavoro costituiscono una grandissima fetta del traffico cittadino ed è impensabile abolire del tutto questo fenomeno. Tuttavia è possibile ridurre notevolmente l’impatto ambientale legato ai tragitti dei lavoratori e già sono ben avviati alcuni obblighi di legge, come l’istituzione del Mobility Manager o il Piano Spostamenti Casa-Lavoro. Ma non basta, infatti è decisivo innanzitutto coinvolgere e convincere gli stessi dipendenti a fare proprio uno stile di vita sostenibile. Come fare? Sono già stati sperimentati alcuni progetti per coinvolgere il personale nella mobilità sostenibile in azienda.
Dal momento che buona parte del traffico è dovuta agli spostamenti per andare a lavoro, è fondamentale fare in modo che i datori di lavoro, e quindi le aziende, diventino partner strategici per gli enti pubblici nell’ottica di convertire le città in realtà green. In questi ultimi anni sono state intraprese numerose iniziative efficaci per diffondere la cultura della mobilità sostenibile. Ma partiamo dall’inizio: cos’è il Piano Spostamento Casa-Lavoro?
Si tratta di un documento che le aziende con più di 100 dipendenti operanti in una stessa sede sono obbligati ad adottare e presentare per legge al Comune di riferimento entro il 31 dicembre di ogni anno. Il Piano Spostamento Casa-Lavoro, anche detto PSCL, è finalizzato a scoraggiare l’utilizzo dei veicoli privati per recarsi a lavoro e ad incentivare viceversa le soluzioni più sostenibili come mezzi di spostamento collettivo o veicoli elettrici o condivisi.
Il Decreto Interministeriale n. 179 del 12 maggio 2021 ha indicato i contenuti, le finalità e le modalità di adozione e aggiornamento del documento che tutti i Mobility Manager devono tenere in considerazione nella stesura del PSCL. Inoltre, di anno in anno, il documento deve registrare l’efficacia delle strategie messe in atto durante l’anno precedente. Insomma, il ruolo del Mobility Manager non è affatto una passeggiata e soprattutto non si limita ad indicare le linee guida da seguire, ma monitora l’andamento delle azioni e dialoga costantemente con il Mobility Manager di Area. Non solo, il dovere di questo professionista include il compito di convertire ed educare i dipendenti dell’azienda all’importanza della sostenibilità. Forse quest’ultima è la sfida più grande, dal momento che si tratta di modificare abitudini quotidiane e radicate di centinaia di persone. Per questo sono stati messi in atto diversi progetti aziendali per incentivare la mobilità sostenibile.
Gli incentivi finanziari sono il richiamo più invitante. Ad esempio, un potente strumento è l‘indennità di viaggio in bici casa-lavoro esentasse già attuato in alcuni paesi europei come Belgio, Olanda e Regno Unito. Anche la Francia ha recentemente avviato una sperimentazione in questo senso e i primi dati mostrano che, una ricompensa di 0,25 euro per chilometro percorso, aumenta del 50% il ricorso alla bicicletta. Da luglio di quest’anno il governo ha introdotto l’obbligo per le aziende di rimborsare una parte dei costi per lo spostamento casa-lavoro su due ruote.
Anche in Italia ci sono state iniziative per favorire l’uso delle biciclette negli spostamenti casa-lavoro. Ad esempio il progetto “Bike to work” promosso dal Comune di Reggio Emilia. I lavoratori delle aziende aderenti si registrano su un’apposita app che permette di monitorare e verificare l’utilizzo effettivo della bicicletta messa a disposizione sul territorio e il chilometraggio percorso nel tragitto casa-lavoro per quantificare gli incentivi economici accumulati. I contributi vengono erogati direttamente al dipendente per 20 centesimi al chilometro e si può maturare un credito fino ad un massimo di 50 euro mensili.
In Austria l’azienda Omicron ha introdotto un sistema di “Ecomiglia“, in base al quale si premiano in punti i dipendenti che percorrono le distanze quotidiane senza utilizzare un posto auto e che possono possono scambiare i punti acquisiti con buoni acquisto di prodotti e servizi per sport e salute. In Olanda progetti del genere, come lo Spitsvrij, offrono invece un compenso economico fino a 100 euro al mese per chi evita di utilizzare l’auto nelle ore di punta.
Sempre dall’Olanda arriva un’altra strategia per diffondere il ricorso alla mobilità sostenibile tra i dipendenti. Winner van de file (“sconfiggere il traffico” in olandese) è il nome di un progetto che premia i dipendenti con punti e premi, sulla base di classifiche. Un trucchetto per risalire il ranking è ad esempio partecipare al gioco online chiamato Filevegen. Anche MOBI ha puntato a rendere più divertente e ludica l’inversione di rotta delle abitudini quotidiane. Con il gioco “From 5 to 4“, le aziende possono infatti sfruttare la piattaforma ludica sulla quale gruppi di colleghi possono sconfiggere le altre squadre accumulando punteggio. Come si acquistano i punti? Trovando soluzioni di mobilità di gruppo alternativa all’auto privata almeno una volta a settimana. Mobility Manager e datori di lavoro possono accedere alle pagine analitiche per ricevere un report sulle abitudini di viaggio dei propri dipendenti.
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