La realizzazione di un PSCL è certamente un lavoro complesso che coinvolge diverse risorse e si sviluppa in diversi momenti. Solitamente l’attenzione e l’impegno vengono concentrati nella fase di elaborazione delle strategie da mettere in campo per incentivare spostamenti più sostenibili dei dipendenti.
È facile e piuttosto naturale considerare il momento dell’ideazione e dell’innovazione di progetti e iniziative come la vera chiave di volta del cambiamento delle abitudini del personale, ogni giorno alle prese con il tragitto casa-lavoro.
Talvolta però sfugge l’importanza di un’altra fase del processo di creazione del PSCL: la realizzazione di un piano di monitoraggio. Assai raramente si concepisce il Piano degli Spostamenti Casa-lavoro come un “work in Progress” che, di anno in anno, analizza e valuta i valori KPI (cioè gli indicatori stabiliti dall’azienda per valutare i miglioramenti ottenuti dal PSCL anno su anno). D’altronde, nessuna sperimentazione può dirsi efficace e conclusa senza l’osservazione dei dati e le conseguenti riflessioni. Lo stesso vale per la realizzazione di un PSCL: la progettazione e l’implementazione di misure per la mobilità devono essere passate al vaglio dell’analisi sul campo.
Senza una strategia di monitoraggio del PSCL è difficile, se non impossibile, trarre delle conclusioni o individuare un’iniziativa virtuosa da mantenere e riprodurre altrove. Proprio in quest’ottica le linee guida ministeriali destinate alla redazione del documento indugiano su questo punto, associando alle parti di analisi e progettuale anche il programma di monitoraggio.
Le Linee Guida per la redazione del PSCL, nel capitolo relativo al programma di monitoraggio, specificano che il documento deve essere oggetto di costante monitoraggio da parte del mobility manager aziendale. Questa fase è fondamentale “in relazione all’efficacia delle misure implementate, anche al fine di individuare eventuali impedimenti e criticità che ne ostacolino o rendano difficile l’attuazione, nonché di proporre soluzioni di tempestiva risoluzione“. Fuori dal linguaggio normativo, il testo sottolinea come monitorare le strategie proposte abbia una funzione fondamentale sia in quanto permette di fotografarne a breve, medio o lungo termine gli effetti, sia poiché consente di trovare soluzioni tempestive per aggirare eventuali criticità che emergono in fase di attuazione.
“Già al momento dell’attuazione delle misure si devono applicare gli strumenti di valutazione e di monitoraggio definiti in fase di piano” prosegue l’allegato ministeriale. Infatti, a conferma che la supervisione delle strategie non è accessoria, vi è il fatto che gli strumenti di monitoraggio vanno prefigurati e stabiliti già in fase di stesura del PSCL.
Ma a quale aspetto deve guardare il monitoraggio delle azioni? La fase di controllo e valutazione deve considerare i benefici conseguiti con l’attuazione delle misure previste nel PSCL, valutando i vantaggi sia per i dipendenti coinvolti che per l’impresa o la pubblica amministrazione che lo adotta, ma anche per la collettività. Infatti bisogna sempre ricordare che l’obiettivo finale del PSCL è quello di contribuire a decongestionare il traffico nelle aree urbane, trasformando le città in luoghi più vivibili e meno inquinati. Prosegue il testo delle Linee Guida: “I risultati della valutazione possono consentire un’adeguata revisione delle misure al fine di raggiungere gli obiettivi in modo più efficiente restando all’interno del budget disponibile”.
Dunque, per poter centrare gli obiettivi esposti nel PSCL dell’azienda, il mobility manager dovrebbe poter contare anche in fase di monitoraggio su strumenti e risorse che gli consentano di assicurare una corretta attuazione delle strategie previste. Oltre ad un’adeguata struttura di supporto aziendale, all’interno della quale siano presenti figure professionali con competenze trasversali, il Mobility Manager ha bisogno di strumenti concreti che collezionano dati e informazioni, con lo scopo di elaborare riflessioni, bilanci e soluzioni.
Per poter tenere insieme un’incredibile mole di dati e informazioni, presumibilmente relativi alle abitudini di spostamento di centinaia di dipendenti, dei tool digitali sono sicuramente un ausilio ormai insostituibile. Essere in grado di collezionare quantità di informazioni altrimenti difficili da tenere insieme, riuscire a classificare quei dati in maniera uniforme e darne delle letture trasversali grazie alle funzionalità di un software, ottimizza i tempi e rende più efficace la valutazione delle azioni messe in campo. Pensiamo ad esempio ad un’app per la micromobilità destinata ai dipendenti di un’azienda che fornisca al Mobility Manager la possibilità di accedere ad una piattaforma centralizzata, attraverso la quale conoscere le abitudini dei colleghi relativamente al ricorso a monopattini in sharing e bici in sharing. Avere a disposizione questo ricco bacino di informazioni è indispensabile per procedere a periodici report, fotografare un’evoluzione dei comportamenti dei dipendenti-utenti e quindi valutare quanto le proposte di mobilità alternativa abbiamo trovato terreno fertile nella comunità aziendale. Ma come convogliare le conoscenze ottenute dai variegati canali specializzati nelle singole soluzioni di mobilità?
Parlando più strettamente delle linee programmatiche da inserire nel PSCL, esistono tool che aiutano nell’elaborazione e nella misurazione dei KPI previsti dal documento che riescono a collezionare tutti i dati prodotti ora da un’app ora da un’altra. L’applicativo Iterwork è la prima piattaforma 100% Made in Italy che consente di gestire il PSCL in maniera professionale e completamente digitale. Il prodotto, nato da una collaborazione tra EMoby e Travel for business, è stato ideato con lo scopo di calcolare agevolmente i KPI da inserire nel PSCL . Ma il software, nella versione avanzata, è stato disegnato anche con lo scopo di raccogliere anonimamente tutti i dati provenienti da app di carpooling o di bike sharing facilmente collegabili al sistema, letti in funzione delle strategie e degli obiettivi previsti dal PSCL.